Il tirocinio scolastico: da obbligo a opportunità

A EDUCA la presentazione del protocollo sottoscritto la scorsa settimana fra Provincia e Cooperazione
A pochi giorni dalla firma del protocollo tra Provincia autonoma di Trento e Federazione Trentina della Cooperazione, la presentazione a Educa delle Cooperative Formative Scolastiche, il nuovo strumento che dal prossimo anno scolastico consentirà agli studenti trentini di svolgere il tirocinio obbligatorio introdotto dal pacchetto ‘Buona scuola’. E il Trentino così diventa avamposto a livello nazionale.

Dal prossimo anno scolastico gli studenti dell’ultimo triennio delle superiori dovranno svolgere un tirocinio obbligatorio della durata di 400 ore per chi frequenta istituti professionali o tecnici e 200 ore per i liceali. È una delle novità introdotte dalla riforma di Renzi della ‘Buona scuola’, che ha sollevato diverse perplessità e problemi sia di ordine pratico (gli insegnanti dovranno attivarsi per inserire i propri studenti presso le aziende), sia di ordine contenutistico (gli studenti rischiano di finire a fare attività poco collegate con il loro percorso di apprendimento).
In Trentino, gli oltre 4 mila studenti e studentesse che l’anno prossimo saranno chiamate a svolgere questo tirocinio avranno a disposizione un nuovo strumento che coniuga gli obiettivi formativi tipici dell’alternanza scuola-lavoro con una flessibilità organizzativa in grado di andare incontro alle esigenze specifiche di ogni percorso scolastico. È la Cooperativa Formativa Scolastica (CFS), oggetto di un’intesa tra Federazione Trentina della Cooperazione e Provincia autonoma di Trento e al centro dell’aperitivo educativo “ACS: New Look” proposto stamani a Educa.
“Siamo molto soddisfatti – ha commentato Livia Ferrario, dirigente generale dell’istruzione della Provincia autonoma di Trento - per questa collaborazione con la cooperazione che ci permette di concretizzare in tempi rapidi esperienze di alternanza scuola-lavoro”.
“Siamo convinti – ha continuato Luca Dordit, consulente del Ministero dell’istruzione, università e ricerca – che il progetto trentino realizzato con la Federazione Trentina della Cooperazione possa essere riproposto a livello nazionale come valido esempio per le altre regioni”. “Le CFS – ha spiegato Egidio Formilan, responsabile dell’ufficio educazione e cultura cooperativa della Federazione – sono pensate come delle autentiche imprese formative, dove quello che conta è l’imparare facendo, organizzandosi in forma cooperativa, ma lavorando su progetti specifici che vengono ‘commissionati’ dal territorio. Le CFS diventano in tal modo loro stesse un contesto reale, un laboratorio di alternanza nella quale gli studenti hanno la possibilità di verificare in pratica conoscenze e abilità e sviluppare il proprio bagaglio culturale inteso in senso allargato, in linea con le direttive dell’Unione Europea sulle competenze chiave necessarie ai giovani, tra le quali spiccano imprenditorialità, mutuo aiuto e conoscenza del territorio”. Le classi coinvolte, dunque, potranno organizzare CFS simulando le vere imprese cooperative, lavorando su progetti proposti dalla comunità.
“Stiamo costruendo la ‘banca dei progetti’ – ha aggiunto Arianna Giuliani, dell’ufficio educazione e cultura cooperativa della Federazione – che le imprese cooperative potranno ‘commissionare’ alle CFS. Il rapporto tra scuola e impresa cooperativa partner si potrà così sviluppare in modo molto più integrato che non nei semplici tirocini individuali, che spesso comportano problemi logistici (spostamenti, reperimento spazi idonei in azienda) e di contenuto (senza progetti personalizzati, gli studenti non sanno bene cosa vanno a fare in azienda e viceversa, col rischio che il tirocinio si trasformi in una perdita di tempo per entrambi). Puntiamo inoltre a fare della CFS un vero e proprio laboratorio di orientamento attivo per il lavoro, ad esempio affidando agli studenti la definizione del bilancio di sostenibilità di una cooperativa partner, con la possibilità di maturare in tal modo esperienze effettivamente spendibili una volta concluso l’iter scolastico”.
L’incontro è stato arricchito dal racconto di alcune esperienze di cooperative in ambito scolastico. A cominciare dalla cooperativa Lievito Madre, nata come cooperativa di transizione scuola lavoro dell’Istituto alberghiero di Rovereto e Levico e presentata dal dirigente scolastico Federico Samaden. Altro esempio significativo dei risultati che è possibile raggiungere tramite lo strumento delle cooperative scolastiche, è stato rappresentato dall’ACS “Tap for health” costituita alcuni anni fa da una classe dell’Istituto Marconi di Rovereto: gli studenti hanno realizzato una app per offrire un servizio di monitoraggio pollini dedicato a chi soffre di allergie. Un progetto ambizioso che ha fornito loro competenze di diverso tipo, come hanno testimoniato la dirigente scolastica Laura Zoller e una delle ex socie Sara Pilati.
Michele Dorigatti dell’ufficio educazione e cultura cooperativa della Federazione, ha raccontato invece il percorso formativo proposto con la Scuola di economia civile per l’insegnamento di un nuovo lessico economico già avviato con l’Istituto Fontana di Rovereto, rappresentato dalla dirigente scolastica Elena Ruggieri e da Maria Cristina Giangi, responsabile dei progetti di alternanza scuola-lavoro.
A portare la propria positiva esperienza nel campo dell’educazione cooperativa anche Claudio Esposito, responsabile dell’ufficio nazionale di educazione cooperativa di Confcooperative, Serenella Cipriani, presidente di Con.Solida, Claudio March, dirigente scolastico del Cfp Ivo de Carneri, e Iunio Russo, studente che sta frequentando l’indirizzo dedicato alla cooperazione del Liceo Filzi di Rovereto.

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