Linee guida per la qualità del servizio ASILO NIDO

Nella provincia di Trento

Immagine alt:
Curatore
Paola Barberi, Anna Bondioli, Anna Lia Galardini, Susanna Mantovani, Flavia Perini
Editore
Provincia Autonoma di Trento
Anno
2002

Ormai da alcuni anni il dibattito sugli effetti del nido è stato definitivamente superato e le famiglie di tutti i gruppi sociali manifestano fiducia e spesso preferenze ben ponderate per un servizio che ha saputo guadagnarsi sul campo, attraverso numerose diffidenze, un’immagine forte di professionalità, di sensibilità profonda nei confronti dei genitori
che si cimentano nel condividere la responsabilità educativa, di competenza nei confronti delle esigenze di affetto, di contenimento, di esplorazione, di confronto sociale, di creatività, di gioco e di apprendimento dei bambini.
Attualmente siamo nella fase in cui il nido riflette su se stesso, sulla ricerca e sulla cultura dell’infanzia che ha saputo produrre e sulle condizioni che possono confermarne e garantirne la qualità.
A differenza degli altri contesti scolastici si valuta la qualità non in termini di risultati misurabili che i bambini devono raggiungere attraverso programmi, orientamenti e curriculum, quanto piuttosto in termini di criteri, di indicatori (cioè di indici operazionalizzabili) che consentano prima di definire e poi soprattutto di perseguire e garantire la qualità.
Fin dal 1992 la Rete Europea per l’Infanzia1 ha definito la qualità del nido in modo nuovo e complesso. Aspetti quali l’accessibilità, la soddisfazione delle famiglie, le caratteristiche dell’ambiente fisico, i materiali, gli arredi, la vita sana che il nido può offrire, sono posti sullo stesso piano e strettamente interrelati con l’organizzazione del personale, la sua formazione, con il clima relazionale, con gli obiettivi e le attività educative, con il benessere o la felicità (come recita il documento europeo), così come è giusto che sia per un luogo in cui i bambini trascorrono molto tempo in un’età delicata e importantissima per gli affetti, per le esperienze sociali, per lo sviluppo presenti e futuri.
Ancora una volta il nido è avanti: già con la legge 1044 del 1971 fu il primo servizio educativo a prevedere una partecipazione organizzata della famiglia, successivamente fu il primo servizio a ragionare e a impegnarsi nell’accoglienza - pensiamo alla ricerca e al dibattito sui modelli di inserimento/ambientamento - e nella continuità.
Oggi molte Regioni hanno realizzato percorsi di ricerca e formazione che coinvolgono i nidi e mirano a definire la qualità del servizio in modo dinamico e critico, impegnando nella definizione dei criteri e nella valutazione chi nel nido lavora.
Questo documento si colloca in continuità con altri importanti contributi elaborati in questi anni in Toscana, in Umbria e in Emilia Romagna2, pur riflettendo la specificità della situazione trentina. Esso propone delle linee guida che esprimono sia le condizioni minime di qualità, comunque da garantire, sia le prospettive più ambiziose a cui tendere poiché i bambini meritano sempre il meglio e perché certamente il nido possiede una forte vitalità. Anche in questi anni esso ha dimostrato notevole fecondità nel generare servizi nuovi, complementari e flessibili per i bambini e le famiglie e nel considerare le trasformazioni prodotte nei rapporti sociali con la presenza di famiglie di diversa appartenenza culturale. Si può quindi ipotizzare questo documento, come aperto ad ulteriori impulsi innovativi.

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