Moena

Anticamente chiamata Mojena, dal termine latino "mollis" che sta a significare "terreno umido o palude" è, in senso ascendente, il primo paese del Comun General de Fascia, e sebbene appartenga linguisticamente all'area ladina, fa parte contemporaneamente, fin dal Secolo XII, anche della Magnifica Comunità  di Fiemme.
Posto a 1.184 m./s.l.m., con i suoi 2.700 (al 31.12.2013) abitanti che lo rendono il paese più popoloso della Valle, sorge nel punto dove sboccano in Avisio il Rio Costalunga ed il Rio di S. Pellegrino. Uno dei più vecchi edifici del paese è probabilmente la chiesetta di S. Volfango (1025 ca.), patrono dei boscaioli. Pregevole è il soffitto in legno sostenuto da otto fregi con figure umane; interessanti sono gli affreschi, tardoquattrocenteschi, e le tele. S. Volfango fu la prima curazia di Moena fino al 1164, quando venne consacrata dal Principe Vescovo di Trento Adalpreto II la parrocchiale di S. Vigilio, attuale patrono del paese. Al suo interno si possono ammirare numerose opere del pittore moenese Valentino Rovisi (1715-1783), allievo del Tiepolo a Venezia. Da visitare, all'imbocco della valle del Rio Costalunga, è poi la chiesetta dedicata alla Vergine Addolorata detta anche "La Madonnina" (1713).
Sorte m. 1.256/s.l.m. (dal latino "sortis", cioè terreno viciniale, sorteggiato), dista da Moena circa 1 Km. La sua piccola chiesa, con la cuspide a cipolla, è dedicata al patrono S. Giuseppe. All'intemo si possono osservare affreschi attribuiti al Rovisi. Someda m. 1.265/s.l.m.: è la frazione più antica di Moena e dista da essa circa 1 Km. Il nome deriva da un composto fassano "so" o "sot" (che significa "sotto" o "a valle") e dal nome di montagna "Meda". Sorge in una posizione magnifica con la vista sul Latemar e il Gruppo del Catinaccio. La chiesa, edificata intorno all'anno 1530, è dedicata ai Santi Fabiano, Sebastiano e Rocco i quali sono effigiati nella pala dell'altare, attribuita al pittore moenese Rovisi. Forno m. 1.168/s.l.m., dal latino "Furnus" (forno, fornace, dove si fondono i metalli). L'abitato si incontra risalendo da Predazzo; è la frazione più a sud di Moena distante circa 4 Km. e vi si parla il dialetto di Fiemme. La chiesa è dedicata a S. Lazzaro. A Forno ebbe i natali, nel 1788, il famoso botanico Francesco Facchini che morì a Vigo di Fassa nel 1852. Dalla frazione di Forno si può accedere alle località , caratteristiche, di Medil (1.636 m./s.l.m.) e Penìa (1.468 m ./s.l.m.).
Tipici rioni di Moena, e caratteristici, sono quelli di "Ciajeole" (il nucleo originario del paese), di "Pezzé" e di "Turchia" (che deve il suo nome non tanto all'omonimo Paese del Medio Oriente, quanto piuttosto ai torchi che un tempo vi erano concentrati per esercitarvi attività  artigianali) .

Descrizione

Anticamente chiamata Mojena, dal termine latino "mollis" che sta a significare "terreno umido o palude" è, in senso ascendente, il primo paese del Comun General de Fascia, e sebbene appartenga linguisticamente all'area ladina, fa parte contemporaneamente, fin dal Secolo XII, anche della Magnifica Comunità  di Fiemme.
Posto a 1.184 m./s.l.m., con i suoi 2.700 (al 31.12.2013) abitanti che lo rendono il paese più popoloso della Valle, sorge nel punto dove sboccano in Avisio il Rio Costalunga ed il Rio di S. Pellegrino. Uno dei più vecchi edifici del paese è probabilmente la chiesetta di S. Volfango (1025 ca.), patrono dei boscaioli. Pregevole è il soffitto in legno sostenuto da otto fregi con figure umane; interessanti sono gli affreschi, tardoquattrocenteschi, e le tele. S. Volfango fu la prima curazia di Moena fino al 1164, quando venne consacrata dal Principe Vescovo di Trento Adalpreto II la parrocchiale di S. Vigilio, attuale patrono del paese. Al suo interno si possono ammirare numerose opere del pittore moenese Valentino Rovisi (1715-1783), allievo del Tiepolo a Venezia. Da visitare, all'imbocco della valle del Rio Costalunga, è poi la chiesetta dedicata alla Vergine Addolorata detta anche "La Madonnina" (1713).
Sorte m. 1.256/s.l.m. (dal latino "sortis", cioè terreno viciniale, sorteggiato), dista da Moena circa 1 Km. La sua piccola chiesa, con la cuspide a cipolla, è dedicata al patrono S. Giuseppe. All'intemo si possono osservare affreschi attribuiti al Rovisi. Someda m. 1.265/s.l.m.: è la frazione più antica di Moena e dista da essa circa 1 Km. Il nome deriva da un composto fassano "so" o "sot" (che significa "sotto" o "a valle") e dal nome di montagna "Meda". Sorge in una posizione magnifica con la vista sul Latemar e il Gruppo del Catinaccio. La chiesa, edificata intorno all'anno 1530, è dedicata ai Santi Fabiano, Sebastiano e Rocco i quali sono effigiati nella pala dell'altare, attribuita al pittore moenese Rovisi. Forno m. 1.168/s.l.m., dal latino "Furnus" (forno, fornace, dove si fondono i metalli). L'abitato si incontra risalendo da Predazzo; è la frazione più a sud di Moena distante circa 4 Km. e vi si parla il dialetto di Fiemme. La chiesa è dedicata a S. Lazzaro. A Forno ebbe i natali, nel 1788, il famoso botanico Francesco Facchini che morì a Vigo di Fassa nel 1852. Dalla frazione di Forno si può accedere alle località , caratteristiche, di Medil (1.636 m./s.l.m.) e Penìa (1.468 m ./s.l.m.).
Tipici rioni di Moena, e caratteristici, sono quelli di "Ciajeole" (il nucleo originario del paese), di "Pezzé" e di "Turchia" (che deve il suo nome non tanto all'omonimo Paese del Medio Oriente, quanto piuttosto ai torchi che un tempo vi erano concentrati per esercitarvi attività  artigianali) .

Sito web ufficiale

http://www.comune.moena.tn.it/

CAP

38035

Abitanti

2700

Superficie km2

82

Altitudine (metri sul livello del mare)

2700

Codice Istat

22118

Frazioni

0

Comuni Limitrofi

0

Nome degli abitanti

0

Sede comunale principale

Informazioni piè di pagina

0

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