Acqua, “La grande sete”: l’uso del passato, l’emergenza attuale
Il Museo, nelle funzioni che gli sono state attribuite “… studiare e valorizzare materiali che si riferiscono alla storia, all’economia, ai dialetti, ai folclori e ai costumi e usi della gente…”, partendo da manufatti etnografici - le grandi macchine idrauliche, appunto - propone un’ampia riflessione sul modo di utilizzare l’acqua nel passato e nel mondo attuale. Il documentario di Piero Badaloni esorta una riflessione che riguarda tutti: nel mondo occidentale, nell’ultimo secolo il consumo dell’acqua è aumentato di sei volte, non cosi nei paesi più poveri, dove l’accesso all'acqua è diventato sempre più un miraggio.
Nel 2015 l’ONU, per far fronte a questa situazione, ha fatto approvare e firmare dai paesi membri un’agenda con indicati una serie di obiettivi da raggiungere entro il 2030 per arrivare ad uno sviluppo sostenibile che non lasci indietro nessuno. Tra gli obiettivi più ambiziosi, si legge: “la riduzione della disuguaglianza nell’accesso all'acqua”. Nel nord del mondo se ne consuma e se ne spreca tanta, tantissima, troppa (anche per l’inquinamento delle fonti idriche); nel sud del pianeta si rischia di arrivare a guerre fra Stati per assicurarsi ciò che è rimasto. Cosa si sta facendo per evitare catastrofi? Sarebbe fondamentale cominciare a frenare i danni dei cambiamenti climatici, suggeriscono i fisici del CNR. “Lavoriamo per una gestione integrata delle dighe nei grandi bacini interstatali”, esorta Stefania Giannini, vicedirettrice generale dell'UNESCO. “Ma soprattutto evitiamo che l’acqua diventi un bene finanziario”, evidenzia a gran voce padre Alex Zanotelli, missionario trentino che conosce molto bene l’Africa.
