Bisogna insegnare emozionando
“Sono diverse le ricerche fatte per misurare il benessere a scuola – ha esordito Luciano Covi – ad esempio l’indagine Pisa fatta sui ragazzi di 15 anni rileva non solo l’apprendimento, ma anche il benessere a scuola. In questo senso la dimensione delle relazioni è fondamentale; una seconda variabile è rappresentata dall’assenteismo: troviamo ad esempio che un ragazzo su due, a livello italiano, è stato assente almeno una giornata nei 15 giorni prima della rilevazione. Sono sollecitazioni che pongono dunque al centro l’importanza delle relazioni in ambito scolastico”.
A presentare i primi risultati di un progetto nato in America e poi applicato in ambito italiano è stato Gianluca Argentin. “L’idea è stata quella di costruire un piccolo libro e una piattaforma per accrescere le capacità relazionali degli insegnanti e favorire l’apprendimento a scuola”, ovvero per vedere se tra le due variabili esiste un nesso. Nel libro vi sono macro e micro suggerimenti per migliorare la collaborazione con i colleghi e la classe, per focalizzare l’attenzione degli studenti, per gestire gli elementi disturbanti, per aumentare la collaborazione con i genitori. La sperimentazione è stata rivolta agli insegnanti delle scuole medie di 11 regioni e sono state invitate 619 scuole. L’anno successivo si sono misurati gli effetti di questa sperimentazione e si è potuto appurare che, nei test Invalsi, dove le indicazioni della pubblicazione sono state applicate: “Gli studenti sono più motivati, hanno una percezione migliore di se stessi e in matematica e italiano hanno risultati migliori – ha spiegato Argentin – Quindi la chiave è relazionale”.
Il metodo, grazie a Iprase, è in via di sperimentazione anche in Trentino, dove sono stati coinvolti 204 insegnanti neo assunti.
Mario Polito ha quindi presentato i seminari formativi che aiutano a creare un clima sereno in classe. “L’obiettivo è costituire una comunità di apprendimento, perché l’apprendimento individuale da solo non basta. In classe è strutturale il gruppo, ma va costruito. E benessere e apprendimento sono i nostri obiettivi perché le ricerche dicono che se le persone stanno bene, allora imparano anche bene”. Fondamentale è poi l’alleanza fra scuola e famiglia, anche se: “Il livello di coinvolgimento dei genitori nelle scuole è minore mano a mano che aumenta l’età, se nella scuola d’infanzia supera il 90%, nelle primarie è all’80%, mentre nelle scuole secondarie siamo al 50%, infine alle superiori i genitori sono coinvolti solo al 25%”, ha commentato Polito.
Quindi Polito ha presentato alcune indagini centrate sulle emozioni: “Ad un campione di oltre 800 genitori si è chiesto come stanno i figli quando tornano a casa, anche qui i livelli peggiori si registrano nelle scuole superiorimentre le emozioni positive si concentrano nella scuola primaria”. Interessante poi il dato sulle emozioni dei docenti: “Ciò che preoccupa maggiormente i docenti è la maleducazione degli studenti”.
Anche un’indagine su un campione di oltre 7.000 studenti ci conferma che con l’aumentare della scolarità diminuiscono le emozioni positive: “Bisogna insegnare emozionando e cercando di motivare i nostro studenti – sono state le parole di Polito che ha voluto concludere con una citazione di Paulo Freire: “L’educazione non cambia il mondo, ma cambia coloro che devono cambiare il mondo”.
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