EDUCA: la pandemia ha cambiato le famiglie?

Come lockdown ed emergenza sanitaria hanno impattato sulle relazioni famigliari? Quali sono le conseguenze per genitori e per i bambini? Con le risposte a questi interrogativi si è chiusa l'XI edizione del festival. Paola Venuti, coordinatrice scientifica di EDUCA: "É stato un festival certamente diverso per la forma on line, ma migliaia di genitori, insegnanti, ma anche bambini e giovani ci hanno seguito, confermando la voglia di confronto per costruire l’educazione e la società del futuro."

“La pandemia è stato un evidenziatore e un acceleratore di criticità e difficoltà già esistenti ed è da qui che dobbiamo partire nell’immaginare come società il ruolo e i sostegni alle famiglie”, in questo modo Paola Venuti, direttrice del Dipartimento di psicologia e scienze cognitive dell’Università di Trento e coordinatrice scientifica del festival, sintetizza gli esiti della ricerca condotta durante e dopo il lockdown insieme alla professoressa Simona de Falco.

Dai 1000 questionari raccolti dai genitori con bambini sia tipici che con disturbi del neurosviluppo e con disabilità, abbiamo rilevato un aumento dello stress genitoriale, in entrambi i genitori ma soprattutto nelle madri che erano più stressate già prima della pandemia. È aumentato anche il disagio dei bambini (maggiormente nei maschi). Mentre il lockdown non avuto effetti sulla percezione del coparenting. Molti genitori hanno però anche dichiarato di avere riscoperto il tempo con i loro figli, cogliendo anche lati che non conoscevano dei bambini.

Ospite al webinar anche la psicologa Laura Pigozzi, che ha presentato il suo ultimo libro “Troppa famiglia fa male”, in cui riflette sul ruolo dei genitori rispetto alla costruzione democratica di una comunità.  Gli elementi fondamentali sviluppati da Pigozzi sono: il potere e lo spirito critico. “L’uomo conosce fin dalla nascita la fascinazione del viso e del seno della madre, madre che risponde a questa chiamata con la cura necessaria a sorreggere il bambino. L’educazione poi diventa un lungo percorso di affrancazione e liberazione da questa fascinazione, attraverso lo sviluppo del pensiero critico. Oggi è in aumento invece una simbiosi tra genitori e figli, considerati da molti madri e padri una proprietà privata. La crisi del covid ha svelato, ad esempio, che molti adolescenti amano stare in casa, che sono disimpegnati rispetto al legame sociale. Abbiamo cresciuto cittadini allergici al collettivo, hanno una debolezza educativa rispetto al bene comune. Non solo, durante il lockdwon molti genitori si sono “intromessi” nella DAD comparendo nello schermo, quando non necessario come nel caso di bambini piccoli. Invece va riconosciuto il ruolo della scuola come primo spazio di socializzazione, la prima polis per i ragazzi.” Questa trasformazione delle famiglie, ha sottolineato Venuti, dipende dai cambiamenti sociali che non tengono conto dei processi di cura: “oggi le donne – madri e nonne – lavorano, le famiglie sono meno numerose e spesso vivono lontano dai parenti. E quindi è sì necessario il riconoscimento reciproco dei ruoli tra famiglie e scuole, ma anche la costruzione di condizioni che consentano di avere tempo per la cura e le relazioni”.

I promotori

Il festival è promosso dalla Provincia autonoma di Trento, l’Università degli studi di Trento e il Comune di Rovereto, organizzato da Consolida con il supporto scientifico di Fondazione Bruno Kessler, Fondazione Demarchi e Iprase e il sostegno di Federazione trentina della Cooperazione e delle Casse Rurali Trentine. La rassegna Educa Immagine organizzata dal consorzio Consolida con i partner del festival, vanta la direzione artistica di Trentino Film Commission e il sostengo del piano Cinema per la scuola del MIUR e MiBACT e il contributo di Cassa Rurale di Rovereto

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