Educa: la tecnologia non deve togliere spazio alle relazioni

Tecnologie digitali e bambini, qual è il rapporto esistente e come influisce nello sviluppo cognitivo e comportamentale dei più piccoli il loro utilizzo? Domande importanti, stimolo anche di riflessioni e consigli pratici per genitori e nonni alle quali ieri ipomeriggio ha voluto dare delle risposte l’incontro “Famiglie digitali”, senza approcci allarmistici, ma volendo recuperare consapevolezza che anche i mondi virtuali sono reali e che quanto viene appreso da 0 a 6 anni pone le fondamenta della personalità e delle relazioni degli adulti del futuro. Ne hanno parlato Valeria Balbinot, Silvia Gregory e Simone Cosimi, in un evento moderato da Francesca Gennai.

L’incontro si è aperto con i significativi dati di un’indagine del Centro per la salute del bambino di Trieste svolta assieme all’Associazione culturale Pediatri, presentata dalla ricercatrice Valeria Balbinot: oltre il 30% dei piccoli tra 0 e 12 mesi usa lo smartphone che i genitori gli mettono a disposizione, dato che sale a quasi il 77% nei bambini tra 3 e 5 anni. Percentuali di poco inferiori riguardano l’uso dei tablet e di altri strumenti tecnologici. La maggior parte dei genitori preferisce far giocare i bambini anche con altro, ma in tanti pensano che sia un bene familiarizzare precocemente con questi strumenti perché temono che in futuro i propri figli non riescano ad essere abili come gli altri nel loro uso. Eppure l’impatto con le aree di sviluppo in bambini così piccoli esiste, come ha spiegato la neuropsichiatra Silvia Gregory, che ha posto l’accento anche sulle interferenze che la tecnologia impone alle relazioni, creando interruzioni e facendo percepire ai bambini la perdita di una stabilità dell’accudimento che ha conseguenze sul loro sviluppo. La tecnologia fa ormai parte della vita, ma quando fa perdere l’importanza del guardarsi reciprocamente e del dialogare fra genitori e figli allontana, invece di avvicinare. È il rischio di vivere uno accanto all’altro e non in relazione con l’altro, ma è anche il rischio di togliere a bambini tanto piccoli la capacità di esplorare la realtà, di scoprire attraverso la fantasia il mondo e in definitiva di esprimere se stessi essendo accompagnati nel percorso di crescita. Oggi i bambini imparano prima ad usare le app piuttosto che ad allacciarsi le scarpe è stato detto, ponendo l’accento sul fatto che acquisire nuove abilità tecnologiche pone a rischio di perderne altre di uso quotidiano. Su questo ambito gioca un ruolo fondamentale l’esempio dei genitori, perché, come è stato ricordato, le abitudini e le regole di chi segue il bambino creano la base formativa di quello che il bambino stesso diventerà. Il giornalista Simone Cosimi ha parlato della presenza sui social media dei più piccoli, che con gli adulti condividono il rischio di affidare a queste piattaforme contenuti e immagini personali, cedendo di fatto a delle società di cui non conoscono regole e policy tutta la propria vita. Alcune statistiche americane hanno infatti rivelato che entro i 5 anni di vita i piccoli hanno fino a 1000 contenuti pubblicati che li riguardano.
La soluzione alle problematiche illustrate ieri sera, che aprono anche la strada al cyberbullismo e alla dipendenza sono state suggerite nel corso dell’incontro: è necessario utilizzare giochi e applicazioni di qualità, ad esempio quelle che creano uno stimolo a leggere o giocare in modo tradizionale, limitare i tempi di utilizzo e suscitare nei bambini curiosità verso altre attività, come passeggiare o fare altre cose assieme ai genitori.

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