Giorno del Ricordo, la Consulta degli Studenti incontra i testimoni
Memoria, sofferenza, pudore, ma anche dignità, rispetto per gli altri e ricostruzione sono queste le parole emerse dalle preziose testimonianze di Loretta Durin, esodata all’età di nove anni e da Roberto de Bernardis, Presidente dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia del Trentino e figlio di esuli istriani.
Loretta Durin, nata a Pola nel 1938, ha ripercorso con lucidità e schiettezza gli anni della sua infanzia, durante i quali, assieme alla sua famiglia, ha dovuto abbandonare la sua città natale per intraprendere un lungo e doloroso percorso di sradicamento che si è concluso con l’insediamento della famiglia Durin nella città di Trento. Nel suo racconto sono emersi sentimenti di dolore, di tristezza e di nostalgia, ma mai di rancore. La testimone ha fornito agli studenti presenti in sala numerosi spunti di riflessione sottolineando l’importanza dei legami familiari, della consapevolezza delle proprie origini e della volontà di costruirsi un proprio destino con dignità e con curiosità nei confronti di ciò che non conosciamo, ribadendo ancora una volta l’importanza dello studio e della formazione individuale.
Roberto de Bernardis Presidente dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia del Trentino, ha a sua volta portato la testimonianza della sua famiglia, ripercorrendo i fatti sia dal punto di vista storico che emotivo. Ha fornito importanti riflessioni sulle conseguenze, non solo immediate, causate dalle guerre e sulla pericolosità dei regimi totalitari che annientano l’importanza della persona.
In chiusura di mattinata, dopo il saluto agli studenti della Sovrintendente scolastica Viviana Sbardella, è intervenuto il direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino Giuseppe Ferrandi che ha voluto ricordare il valore dell’arrivo della comunità istriana, dalmata e giuliana in Trentino. Ha ricordato le prerogative della nostra regione vocata, per la storia che la caratterizza, a riconoscere e valorizzare la pluralità delle culture. “Ricordare e approfondire gli avvenimenti del dopoguerra sul confine orientale - ha detto Ferrandi - rappresenta una sorta di risarcimento morale che noi tutti dobbiamo alle migliaia di persone coinvolte in questi tristissimi avvenimenti”.
