Nomi di luogo in Val di Fassa, con la scuola alla scoperta dell'identità e della cultura ladina

Al Museo Ladino di Fassa un pomeriggio di formazione per insegnanti, mentre la Valle si prepara alla tradizionale "Aisciuda Ladina"
È nato dalla collaborazione fattiva fra Servizi linguistici, museali e della biblioteca della Majon di Fascegn, la Scuola ladina di Fassa e il Comun general de Fascia il pomeriggio di formazione degli insegnanti che si è svolto mercoledì scorso presso la sala Heilmann del Museo Ladino di San Giovanni Fassa.
L’iniziativa è stata concepita per preparare le scuole alla celebrazione dell’Aisciuda Ladina (Primavera Ladina), festival della lingua e dell’identità, che si svolge ogni anno a ridosso del 5 maggio, giorno in cui si ricorda l’unità dei ladini del Sella e in cui è stata esposta per la prima volta nel 1920, al Passo Gardena, la bandiera ladina, caratterizzata dai 3 colori: verde come boschi e pascoli, bianco come la neve e blu come il cielo.
Gli insegnanti hanno lavorato alla creazione di unità didattiche alla scoperta dei nomi di luogo della Val di Fassa, con l’obiettivo di avvicinare i ragazzi all’identità ladina, stimolando la loro curiosità e la fantasia, magari provando a dare nomi nuovi ai luoghi in cui vivono, seguendo le stesse modalità di chi nel passato ha denominato il territorio secondo necessità, visioni e intuizioni.
Un modo divertente e forse nuovo di comunicare cultura e lingua e di rendere anche le nuove generazioni più consapevoli di quanto la lingua ladina possa essere veicolo per raccontare il passato e il territorio in modo alternativo e accattivante.

Il tema della formazione didattica - rivolta agli insegnanti di diverso ordine e grado, dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola superiore, e di discipline diverse - è stato appunto quello della toponomastica, vista come elemento significativo della valorizzazione del territorio, della sua interpretazione storica e geografica e custode indiscussa della lingua e della cultura di un luogo. Nei nomi di luogo si nascondono memorie, colori, descrizioni del territorio e della sua morfologia, scorci di storia. Lo stesso nome Val di Fassa richiama una fascia di terra coltivabile, storicamente individuata come luogo ideale per vivere dai primi abitanti del posto.

Dopo il benvenuto alla Majon di Fascegn e l’introduzione al tema trattato e alle finalità dell’iniziativa da parte del Sorastant (dirigente scolastico) Federico Corradini, si sono subito aperti i lavori con l’intervento di Evelyn Bortolotti, funzionaria linguistica del Comun general de Fascia e coordinatrice redazionale del Dizionario Toponomastico Trentino per “I nomi locali della Val di Fassa” e di Vittorio Dell’Aquila, linguista esperto di toponomastica alpina e di cartografia, che ha proposto agli insegnanti una chiave di lettura dei nomi di luogo ladini, inserendoli anche in un panorama più internazionale. A seguire i contributi di Nadia Chiocchetti, funzionaria linguistica dell’Istituto Culturale Ladino “Majon di Fascegn”, Daniela Brovadan, conservatrice del Museo Ladino e Alberta Rossi, bibliotecaria della stessa Majon di Fascegn e autrice di libri per bambini sull’argomento, che hanno presentato rispettivamente le banche dati sulla toponomatica a disposizione online e presso l’Istituto, le possibili applicazioni del tema ad unità didattiche specifiche, come per esempio quello della Grande Guerra in Val di Fassa, e le pubblicazioni per adulti e bambini presenti presso la biblioteca specialistica ladina. Ha arricchito il momento di formazione Cesare Bernard, storico fassano che ha approfondito con gli insegnanti alcuni toponimi del luogo, leggendoli dal punto di vista storico.

Per la Majon di Fascegn un’ulteriore occasione di essere casa (majon in ladino) per antonomasia della cultura e della lingua proprie e di contribuire a creare, in sinergia con gli insegnanti, nuovi materiali didattici da affiancare ai numerosi percorsi già offerti nel corso di tutto l'anno alla Scuola.

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Un momento della formazione per insegnanti sulla toponomastica ladina
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